Tumori e psicologia: cosa non dire ad un malato

Per un soggetto malato di cancro il supporto di famigliari e amici è molto importante. Non solo dal punto di vista pratico, per esempio per lo svolgimento delle attività domestiche, per fare la spesa, per accompagnarlo in ospedale, dove viene sottoposto ad esami diagnostici e terapie, ma anche dal punto di vista psicologico. Infatti, le persone care, con la loro presenza e il loro incoraggiamento, possono aiutare il paziente a convivere con la malattia, nell’attesa e nella speranza di conseguire la guarigione. Tuttavia, per assurdo, anche essere oggetto delle attenzioni e delle cure delle persone care può avere aspetti negativi. Pur animati dalle migliori intenzioni, amici e parenti possono fare e dire cose che invece di incoraggiare, rinfrancare e confortare il loro caro, risultano controproducenti. Di seguito vengono proposte dieci frasi che, dette ad un paziente affetto da cancro potrebbero essere percepite in modo negativo, urtare la sua sensibilità o apparire ipocrite.

Psicologia-e-tumori-495x300 Tumori e psicologia: cosa non dire ad un malato

“Non sai quanto mi dispiace per te”

È una frase che denota un atteggiamento di compassione, che non è sempre gradito. Infatti, per un malato rendersi conto che gli altri provano pietà per lui e per la sua condizione è quasi sempre avvilente. Anche determinati gesti di compatimento, come appoggiare una mano sulla spalla, possono generare più fastidio che incoraggiamento, specie se non sono abituali, ma legati a quella particolare circostanza. Molto meglio una frase del tipo: “vorrei tanto che tu non dovessi affrontare un problema così”, perché non fanno sentire il paziente come una vittima indifesa del destino, ma piuttosto manifestano solidarietà nei suoi confronti in un momento difficile.

“Se c’è qualcuno che può superare questa prova, sei proprio tu!”

Per un paziente non è confortante sapere che gli altri considerano la sua malattia come una prova da superare e lui come una persona con le risorse giuste per affrontarla. È anche utile e incoraggiante citare come esempi positivi persone che sono guarite dalla stessa malattia.

“Ti trovo proprio bene”

Spesso, può essere percepito come espressione di ipocrisia. Il malato di tumore si guarda allo specchio e quindi vede bene sul suo volto i segni della malattia. Per questo è consigliabile evitare “complimenti” inadeguati alla situazione, che possono risultare irritanti per chi li riceve e imbarazzanti per chi li fa. La cosa migliore è evitare di parlare dell’aspetto del paziente, a meno che non sia lui a volerlo fare.

“Come ti sei sciupato…”

Alcune persone credono che frasi di questo tipo servano a far capire al malato che si è consci del suo stato e lo si compatisce. Sono frasi ed atteggiamenti inadeguati, per i motivi sopra esposti. Piuttosto si potrebbe dire qualcosa che esprima la transitorietà degli attuali problemi, di salute e di aspetto fisico, e l’augurio di una pronta ripresa.

“Come vanno i tuoi controlli?”

Un paziente oncologico, al termine di esami lunghi, invasivi e complicati, in genere, non ha voglia di condividere, con amici e parenti, gli esiti dei controlli ai quali si sottopone, specie se hanno avuto esiti poco rassicuranti. Quindi, anche se si è spinti da un reale interesse o da una sincera volontà di partecipazione, sarebbe importante controllarsi ed evitare di stressare il malato con richieste dirette di informazioni. Piuttosto, si possono chiedere notizie a qualche parente o amico stretti che ne è già al corrente.

“Qualunque cosa io possa fare per aiutarti, sono a tua disposizione”

Un malato apprezza quasi sempre un’offerta di aiuto ben definita, difficilmente profferte vaghe. Amici e parenti che si propongono per andare a fare la spesa, portare i figli a scuola, preparare la cena possono risultare di grande aiuto. Offerte generiche, invece, obbligano il paziente a richieste esplicite, che possono metterlo in imbarazzo.

“Non c’è motivo di preoccuparsi”

Negare l’evidenza o minimizzare l’entità della patologia è inutile e anche offensivo ed irritante per chi ha un tumore. Quando un malato parla delle sue paure e dei suoi timori, in genere, non lo fa per sentirsi dire che sono eccessivi e che tutto andrà bene, ma piuttosto perché discutere dell’argomento può aiutarlo a scaricare la sua ansia. La cosa migliore che può fare il suo interlocutore è ascoltarlo.

“Come sei stato con la chemioterapia?”

Curiosità di questo genere possono indurre reazioni negative nelle persone sottoposte a tale cura. A un paziente oncologico non fa piacere raccontare i dettagli di un trattamento aggressivo che notoriamente ha gravi effetti collaterali. Quando è in compagnia di parenti e amici preferisce parlare di argomenti piacevoli, per distrarsi e alleggerire la tensione.

“Non vedo l’ora di incontrarti”

Suona come una pressione indebita, che non tiene conto delle esigenze e dei ritmi di una persona affetta da cancro. Peggio ancora se poi si aggiunge che la propria agenda è fitta e che è difficile trovare il tempo di fare tutto. Meglio semplificare l’approccio e proporre qualche data o ora giuste per l’incontro.

“La notizia della tua malattia mi ha sconvolto”

È una frase che non solo non manifesta sostegno alla persona malata, ma rischia piuttosto di deprimerla. Chi ha la salute e la vita sconvolta è il malato di tumore. E’ meglio che l’amico o la persona cara mettano a disposizione del malato di cancro la loro positività e la loro energia nel supportare il malato di cancro.

Fonte: The Guardian

 

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Diego Chiariello

Psicologo clinico e Psicoterapeuta, da anni metto al servizio della mia comunità e di quella virtuale, l'esperienza e la passione per la pratica psicologica del benessere della persona.

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