Procrastinare…come pensarci all’infinito senza agire

In un precedente articolo, abbiamo detto che capita a tutti di procrastinare, rimandare dei compiti, impegni, progetti. Inoltre, sempre lo stesso post prendeva in esame le cause più comuni all’origine della procrastinazione, fornendo anche dei suggerimenti pratici per potervi far fronte. 

Quello che qui invece mi piacerebbe mettere in evidenza è una modalità del procrastinare più insidiosa perchè spesso inconsapevole o comunque non visibile del tutto.

rimandare-le-cose Procrastinare...come pensarci all'infinito senza agire

Mi riferisco a quell’atteggiamento che consiste nel rimandare fino all’ultimo un certo impegno.

Rimandando fino all’ultimo un certo compito, va da sè che aumentano le probabilità di ritrovarsi alla fine senza il tempo necessario. Il mancato conseguimento dell’obiettivo potrebbe però venir “giustificato” dalla persona, con il fatto di essere partito in ritardo. 

E il tutto, secondo un copione prestabilito.

Ad esempio, uno studente alle prese con un esame potrebbe rimandare continuamente l’inizio dello studio fino all’ultimo e giustificare in seguito l’esito negativo, come una conseguenza del non essere partito in tempo.

In questo modo il procrastinare diventa una maniera inconsapevole di affrontare gli impegni, o meglio di non affrontarli, che permette di scaricare l’eventuale insuccesso su cause esterne.

In pratica ci si può “raccontare” che non è andata bene per la mancanza di tempo e al massimo che la prossima volta bisognerà partire prima. In questo modo si perde di vista la premeditazione dell’operazione, che consiste nel trovare un’alibi rispetto, ad esempio, un’eventuale bocciatura.

Ma perchè mettere in atto un simile piano machiavellico, che non conduce ad alcun esito positivo ?

Come abbiamo detto, una delle ragioni alla base della procrastinazione è la paura del fallimento. Procrastinare fino all’ultimo un certo impegno, consente nel caso in cui le cose non andassero a buon fine (ad esempio la bocciatura ad un esame scolastico) di ricondurre la responsabilità dell’insuccesso ad una possibile causa esterna:  un errore di calcolo del tempo disponibile, difficoltà non considerate, imprevisti, e così via.

L’insuccesso in questo modo non è avvertito come un vero fallimento, in quanto le motivazioni non sono da ricercare nelle capacità, doti, o caratteristiche interne al soggetto, ma al massimo nella la propria” abitutudine” di partire in ritardo.

Per tal motivo, anche questa modalità di impiego della procrastinazione rappresenta uno dei tanti modus operandi attraverso cui una persona potrebbe sabotare il proprio successo per la paura di un fallimento. 

Cosa fare per porvi rimedio?

Se leggendo questo post hai rivisto una tua modalità di affrontare certi impegni -specie quelli entro un termine prestabilito- è inutile girarci attorno.

La prima cosa da fare è rompere questo schema che riproduci e metti in atto ogni qual volta devi sostenere un nuovo impegno. Come nel caso dello studente, “raccontarsi” che l’esame non è andato a buon fine per mancanza di tempo e non per una propria responsabilità, servirà forse in un primo momento a ridimensionare il senso di colpa ma alla lunga produrrà effetti forse ancora più dannosi: primo tra tutti, il mancato conseguimento degli obiettivi .

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Quindi il primo passo è quello di riconoscere la perniciosità di questo atteggiamento, smascherarne la ragion di vita, stanarlo prima che possa produrre i suoi effeti deleteri. 

Il che significa smontare fin dall’inizio il discorso che stai rimandando le cose perchè sono sottocontrollo.

Comincia subito a scontrarti con la vera paura alla base del tuo rimandare, che in alcuni casi è appunto la paura di fallire.

Cominciando a fare i conti con il proprio naturale (chi non ce l’ha!) timore di fallire, presto modificherai questo atteggiamento, scoprendo dentro di te delle risorse che nemmeno credevi di avere. 

Conclusione:

Abbiamo esplorato attraverso questi due post il tema della procrastinazione, ossia la tendenza sistematica a rimandare gli impegni. Le ragioni che alimentano questo atteggiamento sono diverse, tra cui il timore di fallire e  quello di un eventuale insuccesso. Abbiamo detto che è naturale rimandare o posporre un impegno ma se ciò accadesse con una sistematicità tale da diventare uno stile personale di sostenere gli impegni, è bene fin da subito modificare atteggiamento per non ritrovarsi alla lunga con una serie crescente di insoddisfazioni e colpevolizzazioni.

Per farlo è necessario anzitutto riconoscere l’esistenza di questo modo di ( non) operare e cominciare ad agire.

 Diego Chiariello

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Diego Chiariello

Psicologo clinico e Psicoterapeuta, da anni metto al servizio della mia comunità e di quella virtuale, l'esperienza e la passione per la pratica psicologica del benessere della persona.

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