Cos’ è ( o meglio: Chi è) l’amico immaginario?

Un tema tanto curioso quanto a volte possibile fonte di preoccupazione per i genitori anche se del tutto immotivata.

Questo articolo spiega l’origine e il significato dell’amico immaginario e mostra come questa “presenza” del tutto naturale durante lo sviluppo del bambino abbia in fondo una sua grande utilità.

Lamico-immaginario-Psicologo-pagani Cos' è ( o meglio: Chi è) l'amico immaginario?

Ve ne propongo una parte. Per una lettura completa rimando al link in basso.

Quante volte è capitato di vedere un bambino parlare da solo e agire come se ci fosse un compagno con lui?

Tra i 3 e gli 8 anni (fascia d’età in cui è più facile che compaia l’amico immaginario) la capacità di distinguere tra realtà e sogno non è ancora acquisita, e una ricerca dell’Università di Washington e Oregon ha rivelato che circa due terzi dei bambini hanno un amico immaginario con cui dialogano, litigano e giocano prima di prendere sonno, o nel ritorno da scuola, o se si ritrovano da soli a casa. Un altro studio, dell’Università della Tasmania, ha affermato che il fenomeno è più frequente nei primogeniti.

Il bambino che inventa un “Doppio di sè” con cui interagisce, è consapevole che si tratta di un personaggio fittizio, anche se da alcuni suoi comportamenti potrebbe non sembrare così (gli tiene il posto sulla sedia, gli porge delle cose…), ma il suo evitare di raccontare questi segreti ai familiari, per non essere frainteso e non incorrere nelle domande degli altri, dimostra che è consapevole si tratti solo di una fragile invenzione.

Solitamente i bambini danno al Doppio un nome inventato o storpiato: questo è il primo segreto tra i due componenti della coppia. Il secondo è il linguaggio inventato che il bambino usa per parlare col suo Doppio. L’idea di avere un segreto e di essere solo in due a saperlo rafforza nel bambino l’immagine di sé come soggetto che ha la forza e il consenso di due persone: questo può offrire maggior sicurezza nell’affrontare il mondo esterno.

L’origine della creazione di un Amico Immaginario può essere ricercata nella relazione con la propria ombra e/o nel rapporto con il peluche preferito. Sono questi i primi compagni con cui il bambino comincia ad instaurare un rapporto significativo. Il Doppio è sempre molto solidale col suo piccolo inventore, lo ascolta per ore mostrando interesse per le storie che il bambino gli racconta.  

Spesso i genitori sono un po’ preoccupati dalla presenza di questi amici immaginari, perché pensano che impediscano un “normale” processo di socializzazione con gli altri bambini. E’ infatti opinione comune che i bambini che hanno amici immaginari siano bambini molto introversi, che inventano tali compagni come rifugio o meccanismo di fuga nella fantasia. In realtà molte ricerche dimostrano che l’avere un Doppio non implica difficoltà relazionali con i coetanei.

Tutta la letteratura psicologica è concorde nell’affermare che la creazione dell’amico immaginario non solo non è preoccupante, ma è una tappa importante nella crescita, l’indice di un’ottima capacità di reazione e di adattamento da parte del bambino. Adattamento ad un cambiamento (nascita di un fratellino, trasloco, cambiamento di scuola, o magari soltanto un mutamento di orari lavorativi di un genitore che possono cambiare alcune abitudini); o semplicemente un modo costruttivo di affrontare i momenti noiosi e/o faticosi della giornata.

Poiché l’amico immaginario resta un’esperienza legata al mondo del gioco, non va né deriso, né enfatizzato. Deridere il bambino o cercare di fargli capire che sta parlando con il muro è del tutto fuori luogo: lui sa benissimo che l’amichetto non esiste, ma per lui il gioco resta una cosa seria!

Enfatizzare, al contrario, l’esistenza del compagno di giochi, per esempio apparecchiando la tavola anche per lui, è altrettanto fuori luogo: un’invadenza di un territorio non nostro.

In linea generale, l’amico immaginario è una figura alla quale conviene non dare troppo peso:

È importante evitare di ridicolizzare questa fantasia con frasi come: “ È una cosa stupida”, oppure: “Non si può parlare con qualcuno che non esiste”. Il bambino si sentirebbe ferito, con il risultato che farà sempre più fatica a confidarvi del suo mondo interiore.

Se il bambino vi invita a partecipare alle sue storie fantastiche, chiedendo per esempio di apparecchiare la tavola per l’amico immaginario, non c’è nulla di male a prender parte al suo gioco. Anzi: la cosa vi permetterà di conoscere meglio i suoi sentimenti più nascosti.

Bisognerebbe evitare tutti i tentativi di renderlo “reale”, riservandogli uno spazio fisico. Per tornare all’esempio del posto a tavola: si dovrà apparecchiare con piatti e pappa…rigorosamente invisibili!

Nella maggioranza dei casi, l’amico immaginario cessa di esistere dopo circa 3 anni dalla sua apparizione, quindi intorno ai 6-8 anni. Un giorno, all’improvviso, quando non ci sarà più bisogno di lui, se ne andrà. Nel caso in cui, dopo i 9 anni, il bambino dovesse continuare a coltivare questa fantasia, rifiutando nello stesso tempo la compagnia dei coetanei o, comunque, manifestando problemi di socializzazione, sarebbe opportuno rivolgersi ad uno specialista.

 

 

Fonte originale:

http://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/138/lamico-immaginario.html

 

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Diego Chiariello

Psicologo clinico e Psicoterapeuta, da anni metto al servizio della mia comunità e di quella virtuale, l'esperienza e la passione per la pratica psicologica del benessere della persona.

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