La Tanoressia: quando la tintarella diventa dipendenza.
L’estate si sa è sinonimo di abbronzatura. Che sia mare o montagna, per tanti l’imperativo resta comunque lo stesso: avere una pelle scura da fare invidia.
La tintarella diventa un must, un piacere ricercato con impegno e costanza, un obiettivo da perseguire fino al risultato ottimale. Ma per qualcuno, il piacere si trasforma in un dovere e l’obiettivo stabilito non è mai raggiunto perchè ogni arrivo apre ad un nuovo inizio.
Quando il desiderio dell’abbronzatura diventa un’ossessione, tanto da mettere seriamente in rischio la salute, si parla di Tanoressia, la dipendenza patologica dall’abbronzatura.
Il neologismo tanoressia deriva dall’unione dei due termini tan (in inglese, abbronzatura) e orexía, dal greco órexis (appetito). L’accostamento con la ben più nota anoressia è evidente. Se però ano-ressia indica una mancanza o riduzione dell’appetito, la tano-ressia sottolinea l’appetito insaziabile da parte del soggetto per l’abbronzatura. Inoltre come nell’anoressia anche nella tanoressia è presente una dis-percezione corporea che porta la persona a valutarsi ogni volta non adeguata allo standard ricercato, come se il traguardo appena conquistato fosse subito riconsiderato autorizzando al conseguimento di un nuovo risultato: un ulteriore abbassamento di peso per la persona anoressica, un grado maggiore di abbronzatura per la persona tanoressica.
I rischi per la salute nella tanoressia sono facilmente intuibili: conseguenze gravi legate alla prolungata esposizione ai raggi UV, tra cui il cancro alla pelle, con particolare riferimento al melanoma il cui rischio di insorgenza verrebbe aumentato del 75% ( fonte: Wikipedia).
Come per altri disturbi psicologici sarebbe riduttivo parlare di una generica mancanza di autostima o di bisogno di conferma della persona tanoressica. Proprio come per l’anoressia anche per la tanoressia il significato del disturbo è da ricercare nella storia di vita del soggetto, che ne consenta una lettura unica e reale delle motivazioni sottostanti il disagio.
Conclusioni:
Vuol di re che se quest’estate mi metto di impegno per raggiungere il colorito che a me piace tanto, devo preoccuparmi? Certo che No!
Se però la ricerca dell’abbronzatura ideale durante l’estate come in inverno sembra non terminare mai inducendo un senso di insoddisfazione che costringe a trascorrere tanto tempo al sole o in solarium, senza comunque mai giungere al risultato sperato, il naturale piacere di una sana tintarella forse è evoluto in qualcosa di patologico che richiede un consulto specialistico.
Diego Chiariello
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