EMPATIA: cosa dire e cosa non dire!

Tutte le relazioni, da quelle sentimentali a quelle amicali, necessitano di amore ed empatia.

Quando una persona cara sta attraversando un momento difficile, desideriamo farle sapere che siamo lì con lei, che vogliamo sostenerla ed aiutarla. Tuttavia, quando ci sta raccontando il periodo faticoso che sta vivendo, alcune volte scivoliamo in un errore grossolano dicendo queste semplici parole: “so bene quello che stai provando…”
Questo esempio è tratto da un articolo tradotto dal collega Mazzuchelli.

diacca_promo_empatia EMPATIA: cosa dire e cosa non dire!

In realtà queste tenere ed apparentemente empatiche parole non fanno altro che costruire un muro tra noi e l’altro raffreddando momentaneamente il momento di condivisione.

Il desiderio di essere profondamente legati all’altra persona è autentico e sincero, tuttavia spesso si dimentica la complessità della situazione che l’altro sta vivendo ed è come se si desiderasse che l’attenzione tornasse su di noi: “so bene quello che stai provando perché anche io prima ho vissuto la stessa esperienza!”

Davanti a queste parole, la sensazione che l’altro prova è che si voglia tagliare corto il suo racconto e che la sua storia non interessi molto perché è un fatto che succede a tutti.

Provate a pensare se succedesse a voi: non desiderereste essere ascoltati attentamente, fino anche i dettagli più piccoli?

Recentemente alcuni miei amici sono venuti a cena a casa mia. Ad un certo punto della serata Stefania ha condiviso con noi il momento doloroso che sta vivendo: soffre di depressione. Ha raccontato che non si era mai sentita così triste e stanca come in questo periodo, anche le attività più banali come mangiare e lavarsi sono diventate difficoltose da svolgere. Inoltre era da tantissimi giorni che non riusciva più a sorridere e ridere!

Giacomo, che è una persona gentile e disponibile, desiderava far sentire Stefania ascoltata, tuttavia è intervenuto con una frase decisamente poco appropriata: “Conosco bene quello che stai provando. Capita anche a me qualche mattina di far fatica a scendere dal letto e non voglio proprio andare a lavorare…..”.

Le intenzioni di Giacomo erano buone: voleva far sentire Stefania compresa, rendendo la sua esperienza comune. Ma Giacomo non ha mai provato nulla di simile alla depressione, fortunatamente. Erica, invece, ha detto dolcemente: “Non mi è mai capitato di provare quello che hai appena descritto Stefania, ma suona così terribile e faticoso! E se c’è qualsiasi cosa che possiamo fare, noi siamo qui per te!”

Entrambi gli amici volevano sostenere Stefania in questo momento terribile, farla sentire amata e capita. Le parole di Erica, però, hanno sottolineato il dolore che l’amica stava provando, mentre quelle di Giacomo hanno minimizzato quello che Stefania stava vivendo, paragonandolo a un mattino faticoso.

Forse sarebbe stato più opportuno dire: “Posso solo minimamente immaginare quello che stai vivendo…” oppure “Sono così profondamente dispiaciuto che stai passando tutto questo e voglio che tu sappia che io sono qui per te!”

Rimanere profondamente curiosi e aperti verso l’esperienza che l’altra persona sta vivendo e voler cogliere tutte le sfumature senza normalizzare o identificarsi con la propria storia sono ingredienti cruciali dell’ascolto. Rispettare le differenze invece di ridurle a somiglianze, permette la creazione di un legame ancor più profondo.

Un suggerimento: essere sempre curiosi! Non potete sapere cosa l’altro sta provando, quindi chiedete ed ascoltate!

Conclusioni:

Empatia comunemente significa “mettersi nei panni dell’altro”, con-dividere un dolore, un racconto, una testimonianza. Un legame momentaneo che permette a chi parla e a chi ascolta di sentirsi sintonizzati ed essere vicini. Un processo che ha luogo però solo quando c’è partecipazione e interesse di com-prendere l’altro e il suo vissuto emotivo. Quando c’è disinteresse (e quindi allontanamento) o eccessiva immedesimazione (per cui troppa vicinanza), la comunicazione si svolge su canali diversi e le parole non veicolano più le giuste emozioni.

Per creare un contatto senza sconfinare è sufficiente talvolta essere curiosi e comunicare interesse e vicinanza. Allora avviene la magia della relazione empatica.

Traduzione a cura di Luca Mazzucchellin

Articolo in lingua originale

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Diego Chiariello

Psicologo clinico e Psicoterapeuta, da anni metto al servizio della mia comunità e di quella virtuale, l'esperienza e la passione per la pratica psicologica del benessere della persona.

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