Cos’ è l’ansia, quando è patologica?
Così come per altre emozioni quali la paura, la tristezza, lo stress, anche la parola ansia col tempo ha assunto la sola valenza negativa ed espressioni come : “è un tipo ansioso”, “sto troppo in ansia”, “muoio dall’ansia” sono entrate a far parte del linguaggio comune senza quella indubbia differenza che passa tra un’ansia che potremmo definire sana e una invece che procura disagio e che per questo definiremo patologica.
In realtà, se presente in piccole dosi e legata a specifiche situazioni,
essa offre un’indubbia utilità, che è quella di aumentare lo stato di attenzione sul problema che è fonte di preoccupazione, come ad esempio un colloquio di lavoro, un esame, il parlare in pubblico, etc. Il risultato è che una volta dinanzi al problema, la nostra performance risulterà migliore. Per questo si dice che l’ansia ha un valore adattativo, cioè è utile alla sopravvivenza.
Stabilito quindi che una quota di ansia in specifiche situazioni agevola l’individuo anzichè ostacolarlo, resta da capire come mai quest’emozione può allo stesso tempo essere limitante e fonte di sofferenza.
Se è vero che un’ansia moderata e gestibile ha una sua efficacia, diventa invece controproducente ogni qual volta oltrepassa un limite. In tal caso si sperimenta un’ansia disfunzionale che può diventare patologica e determinare tutta una serie di sintomi fisici e psicologici.
Per cui possiamo dire che il fenomeno ansia non sempre è negativo, più che altro è un’ esperienza emotiva caratterizzata da una doppia faccia, una più sana e utile, l’altra meno sana e poco funzionale.
Infine, si definisce patologica, quando da sporadica presenza, inizia ad invadere differenti aspetti e contesti della vita, limitandone gli spazi e spezzando il consueto benessere.
In questi casi diventa opportuno il supporto dello psicologo, per riuscire non tanto ad eliminare l’ansia che come abbiamo visto ha una sua utilità ma per riuscire a gestirla al meglio.
Diego Chiariello
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