Come migliorare l’ansia e ritovare il benessere
In un precedente articolo abbiamo specificato che l’ansia non è sempre negativa e che in molte situazioni è anzi utile perchè prepara l’individuo a fronteggiare al meglio quegli eventi vissuti con preoccupazione e abbiamo detto che la differenza tra “un’ansia sana” e una che procura sofferenza è soprattutto una questione di quantità: se l’ansia supera un certo livello e ricorre continuamente e in molteplci situazioni, allora essa risulterà dannosa e limitante
Adesso vorrei considerare alcuni aspetti che entrano in gioco quando si è presi dall’ansia, non tanto rispetto ai sintomi quanto piuttosto nel rapporto che la persona intrattiene con il mondo e fornire delle utili indicazioni al riguardo.
Come vivo il mondo quando provo una forte ansia?
Proprio perché un effetto dell’ansia è di aumentare la nostra vigilanza, sperimentarne una forte sensazione equivale al sentirsi ipervigili, il che vuol dire che sia gli eventi esterni (uno sguardo) che quelli interni (il battito del cuore), in quel momento, avranno un impatto maggiore che non in altre condizioni.
In secondo luogo, proprio perché essa serve a farci pre-occupare (che significa occuparci in anticipo) di una situazione che dovremo affrontare, sperimentare una forte sensazione di ansia significa preoccuparsi in maniera generalizzata, vivendo in una sorta di continua apprensione.
Come può esserci utile tutto questo?
L’ agitazione, il mal di pancia, la preoccupazione per il respiro corto e tutti gli altri sintomi tipici dell’ansia, assorbendo totalmente l’attenzione distolgono da quelle che sono le reali cause del disagio.
Tenere presente che in questi momenti si è condizionati da ipervigilità e apprensione, potrebbe aiutare nella messa a fuoco della situazione che si sta vivendo e quindi di quello che preoccupa per davvero.
Detto in altri termini, ogni qual volta si sperimenta una sensazione di ansia, il rapporto con l’esterno ( e con sè stessi) diventa più “opaco” e così la capacità di cogliere i reali motivi che sono alla base dell’ansia stessa
Marco dovrà sostenere un colloquio di lavoro di lì a breve. Si sente agitato senza capirne il motivo e contemporaneamente inizia ad avvertire un fastidioso dolore alla pancia. Si lamenta con Sara, la sua compagna, del dolore avvertito e del fatto che ciò lo inquieti. Sara gli fa semplicemente notare che magari il mal di pancia è dovuto a un certo nervosismo legato al vicino colloquio di lavoro. Marco trova plausibile questa spiegazione e così decide di prendere un quaderno e di scrivere di getto ciò che si aspetta dal colloquio.
Marco può così mettere a fuoco quelli che davvero sono i suoi timori: la paura di non essere assunto e il giudizio che Sara avrebbe nei suoi confronti. In questo modo può accorgersi della forte aspettativa nutrita nei confronti dell’evento lavorativo (giudicato erroneamente come possibilità irripetibile) e delle sue errate convinzioni nei confronti di Sara ( la quale gli ha sempre offerto sostegno). Marco così facendo, ristabilisce il reale rapporto tra sè e il mondo, riuscendo ad attenuare la sua ansia e a lenire in seguito il fastidio alla pancia.
Conclusioni
Abbiamo visto quali sono alcuni aspetti dell’emozione ansia e di come sia utile per meglio gestirla non concentrarsi tanto sui sintomi (per quanto procurino disagio) ma anche sulla situazione che è fonte di preoccupazione. E’ chiaro che questo atteggiamento non vuole essere un metodo risolutivo e che può essere applicato soltanto quando l’ansia non è eccessiva. Quando il malessere risulta troppo difficile da gestire perchè presente in diverse situazioni e momenti della giornata, è senz’altro opportuno rivolgersi allo psicologo per meglio definire i motivi che sono alla base del disagio e ritrovare quanto prima il consueto benessere.
Dott. Diego Chiariello
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!